Fisherman’s tale
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INTRO – I racconti, le riflessioni e tutto ciò che leggerete in questa rubrica sono un dialogo tra la Marchesa di O. e il signor K. La Marchesa di O. vive e viaggia per il mondo. Esperta di tratte internazionali e seguace dell’icona azzurra di Skype, è amica di vecchia data e confidente di K. La Marchesa di O. rappresenta tutte quelle persone che abbiamo lasciato e che oggi ci chiedono di Melbourne e di come si vive in Australia.
K. invece vive a Melbourne. K è il narratore che racconta le storie che leggerete. E’ la persona che gira per Melbourne, la assapora e la respira. Ascolta, osserva, dimentica e poi si ricorda. K si sorprende ancora ogni volta che le racconta, così tante ne ha udite in questi anni, una storia per persona. Buona lettura.
– Fishermen’s tales –
La Marchesa di O: Allora come va in Australia? Che si fa? E il lavoro? Ma non mi racconti mai niente! Ed I tuoi amici della Melbournepuntoit FC come stanno?
K: Gli amici di Melbournepuntoit stanno risalendo la classifica. Per il resto che ti voglio raccontare, hanno detto tutto, o quasi.
La Marchesa di O: Beh allora raccontami del quasi.
K: Va bene per il quasi. Partiamo da Melbourne. Questa è una storia che ho sentito a Melbourne, siamo al Flemington racecourse e sono in pausa sigaretta con Sean. Lui è Tasmano e la sua storia parte proprio da Hobart la città più a Sud d’Australia nell’isola della Tasmania. Sean aspira lungo dalla sigaretta, poi mi guarda di sfuggita, prima di iniziare a parlare da un’altra occhiata alla sigaretta ancora lunga a consumare. Sean non mi guarderà più ed inizia il suo racconto.
Devi sapere che il mare che circonda la Tasmania è il più agitato dell’Australia, dice Sean. Hobart è la sua città, la capitale della Tasmania, una città sul mare, e interamente attraversata dal mare. Sul mare vive, di mare vive. Le navi e le barche dall’oceano entrano direttamente nella baia e si incuneano nella città ne fanno parte integrante. Immagina tante barche di pescatori, grandi e piccole, che quotidianamente entrano ed escono dalla baia. E su quelle barche entrano ed escono storie di pescatori. Sean prova orgoglio nel raccontarmi di questo flusso di barche. mette enfasi nelle sue parole. È un Patriottismo da mare il suo, nato e supportato dal fatto che lui sulle navi dei pescatori c’è stato a lungo. L’ultima uscita l’ha fatta circa quindici anni fa ma da come ne parla potrebbe esser benissimo successa ieri. Ricorda di un’onda tanto alta da rinnovargli tutta la paura in un istante. “Grab something, just grab something”. Queste le sole parole urlate da un altro pescatore sul ponte di coperta, le uniche riuscite ad ascoltare da Sean prima che fossero travolti dall’oceano e dalla sua forza.
Sean adesso accende un’altra sigaretta, allunghiamo la pausa e mi lascio portare in giro tra la storie di pescatori tasmani. Sean parla dei suoi ex colleghi pescatori. Compagni di lavoro e volti visti e mai dimenticati.“Crazy people the fishermen down there. Believe me, they are completely mad. Sometime someone just disappears and a lot of them die for drugs, alcohol and especially for the sea and its strength” Sono pazzi i pescatori tasmani, o comunque lo erano, e anche molto violenti. “They use to fight. You know, after three or four weeks out in the ocean you just get mad, and they fight and beat each other using the fishhook”. Uno degli amici più cari di Sean, un signore oggi oltre i sessanta, ancor porta a vanto il segno di quelle storie. Quest’uomo ha iniziato la sua vita da pescatore all’età di 13, 14 anni. Il padre, che lo iniziò alla vita in oceano, era morto in mare; uscito per una battuta di pesca non tornò più nella baia di Hobart. “No one knew where he ended up. He didn’t turn up and that was the end of the story. No questions, no answers” Dopo tanti anni in mare l’amico di Sean si è ritirato, passa le sue giornate al Pub, racconta storie di pescatori, siede sul suo sgabello e con orgoglio esibisce il lato destro del suo volto mancante interamente di un orecchio, vive da venti anni senza. Con un coltello, durante una rissa, (fight rende meglio dell’italiano), qualcuno gli ha tagliato l’orecchio destro e glielo ha buttato in mare. Agitato il mare, non lo ritrovi l’orecchio.
Mentre Sean parla mi rendo conto che non esagera in quelle descrizioni. Sean è riservato, con i segni di chi ne ha viste e fatte. Ruberie, sparatorie in oceano tra navi da pesca, ma chi ti trova li buttato nell’oceano e chi ti denuncia. Sean le ha vissute dal vivo queste storie che il più delle volte si raccontano nel pub ad Hobart, bevendo birra fredda dopo giorni o settimane passate in mare.
Un’ultima aspirata, finita la sigaretta, finita la storia.
Mia cara Marchesa di O alla prossima. (Andrea Lisanti)
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