I dolori del giovane Dionisio Spagnatelli
MELBOURNEPUNTOIT.COM – The Italian NewsPaper of Melbourne –
Tre settimane e ancora non aveva trovato un lavoro. Tre settimane dal giorno in cui Dionisio Spagnatelli era atterrato, dopo 44 estenuanti ore di viaggio, all’aeroporto di Tullamarine. La gioia dei 200€ risparmiati, al costo di due scali con relative ore di stazionamento a Dubai prima e Singapore poi, si era presto trasformata in frustrazione, degenerando infine in un sincero pentimento. visti anche i 300€ spesi tra cibo, alcool e duty free!
In verità, il lavoro, non lo aveva cercato un granché. Le prime due settimane si era fondamentalmente dedicato a mappare tutti i locali del CBD, cercando di convincersi che i drinks che si andava scolando fossero solo un espediente per sfoggiare la sua esperienza di sei mesi nel pub del cugino. Alla grassa risata dell’ennesimo publican che gli andava rifiutando la sua biascicante application, si convinse di essersi fatto un’idea leggermente distorta della situazione che lo aspettava a Melbourne.
Durante l’epopea del viaggio d’andata, vista probabilmente l’enorme quantità di tempo da passare, si era fermato a fantasticare piú volte di come ci fosse un posto già pronto per lui e i suoi rinomati “spritzetti” (rigorosamente col vino bianco, non con il prosecco).
La terza settimana fu così il momento della presa di coscienza; il curriculum vide aumentare esponenzialmente le diverse mansioni e il tempo a esse dedicato. Cominciò anche ad applicare on-line, naturalmente con scarsi risultati, visto anche il fatto che continuava a focalizzare le sue giornate nella metodologia che più lo ispirava: door-knocking dove la mano non impegnata a bussare era costantemente presa a sorreggere un drink che provocava una balbuzia alcolica poco rassicurante.
Cominciava a preoccuparlo anche il conto in banca. I soldi, che prendeva senza remore dalla madre, preoccupata per il suo futuro, scarseggiavano, e finalmente un piccolo senso di colpa lo aveva spinto almeno a provare a non chiederne più. Complice forse anche un fatto che lo aveva particolarmente sconvolto prima di partire, che gli aveva fatto capire che a casa non c’era un rubinetto che buttava soldi a richiesta, che la crisi stava colpendo tutti: sul pacco di pasta, così sacra in famiglia, non c’era più scritto Garofalo, così decantata dal padre durante le sue ingozzate, ma Coop.
Sorseggiando l’ennesimo spritz nel rooftop del Campari House (uno spritz col Campari, se lo vedesse il cugino…), pensando malinconicamente alla faccia disgustata del padre alla vista dei rigatoni, il suo sguardo, filtrato dall’arancione del fondo di bicchiere che si apprestava a trangugiare, incrociò quello di un’ammiccante biondina in tailleur, palesemente più sbronza di lui. Se c’era una cosa che Dionisio sapeva far bene, quella era approcciare l’altro sesso.
Da lí all’ultima porta del bagno degli uomini il passo fu breve. – Avrà detto Kate o Katy? – era il suo pensiero, stretto in quel cesso con la sua nuova compagnia. – Di certo se glielo chiedo ora non puó proprio rispondermi -. A un certo punto alza la testa e vede che dal bagno accanto spunta la testa di un tipo che sta guardando la scena. Forse l’ha già visto prima al rooftop. Pensa che probabilmente stia in piedi sul water, altrimenti non potrebbe arrivarci.
Lui guarda il tipo con sguardo basito, lei non si è accorta di nulla, il tipo prende fiato e poi dice: – Guagliú, non sono mica un guardone, è che volevo farti una proposta…(Valerio D’Ammando)
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