Leggende del Calcio: Boninsegna
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Questo è un viaggio attraverso la storia del calcio e i suoi protagonisti. Un salto indietro nel tempo per ricordare e per capire chi erano, cosa hanno lasciato nella storia di questo sport e qual è oggi il loro presente.
Partiamo da Roberto Boninsegna, attaccante dell’Inter, della Juventus e della Nazionale che perse la finale dei Mondiali di Mexico ’70, ma che, in quella stessa competizione, battè la Germania in una leggendaria semifinale vinta per 4 a 3 e che fu poi ribattezzata: la partita del secolo.
Roberto Boninsegna ha legato la sua carriera alla maglia nerazzurra. Nato a Mantova, il 13 Novembre 1943, è cresciuto calcisticamente proprio nelle giovanili della Internazionale di Milano. Quando il mitico Herrera lo vide durante un provino, non ne fu convinto pertanto Boninsegna iniziò la trafila nelle squadre minori: Prato e poi Potenza in Serie B fino ad arrivare al Varese. La storia vuole che debutti in Serie A proprio a San Siro e contro l’Inter. Era il 4 settembre 1965 e finì 5 a 2. A fine stagione il passaggio al Cagliari: il tecnico Puricelli lo cercò per formare una incredibile coppia con Gigi Riva. E così fu. Arrivano i gol e anche la chiamata di Valcareggi in Nazionale: debutto con la Svizzera il 18 novembre 1967. A Cagliari giocherà tre campionati, nel 68-69 sfiora lo scudetto. In questi anni Gianni Brera lo appella col soprannome di Bonimba, crasi tra Boninsegna e Bagonghi, questo un desueto pseudonimo riferito ai nani da circo. Nel 69-70 ecco l’Inter, si scioglie il binomio Boninsegna-Riva, ma solo in campionato visto che poi saranno protagonisti ai mondiali messicani.
Arriva in nerazzurro negli anni immediatamente successivi alla grande Inter, ci sono sempre Herrera e Mazzola, ma lo scudetto va all’amico Riva e al Cagliari che aveva appena lasciato. Arriva ai mondiali grazie all’infortunio di Anastasi. Arriva lo scudetto nel 70-71 e anche il titolo di capocannoniere, con mister Invernizzi, i suoi gol sono ben 24. Gioca anche una finale di Coppa Campioni contro l’Ajax di Cruijff e la perde. Nel 1976 arriva lo scambio Anastasi all’Interm Boninsegna alla Juventus, lui aveva 33 anni. E’ la Juve di Trapattoni: in tre stagioni 93 partite, 35 gol e due scudetti, ma non solo, vince anche la Coppa Uefa nel 77. In pratica la sua carriera ad altissimi livelli finisce qui.
Dopo qualche tempo ha iniziato la carriera da allenatore e per 13 anni ha guidato la Nazionale di serie C, lanciando tra gli altri campioni come Abbiati, Toldo, Montella, Di Biagio e Toni. A inizio anni 2000 ha allenato anche il Mantova, ma senza brillare. Oggi, a 72 anni, è chiamato a commentare il campionato in alcune trasmissioni tv. Un grandissimo del calcio italiano: attaccante potente, forte di testa nonostante i 174 centimetri, non proprio un ariete, uno dei rigoristi più infallibili di sempre, preciso e tenace. Era giusto iniziare questa rubrica con lui. (Giacomo Cioni)
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